dei Beatles
Lascia che sia…
Capolavoro dei “Fab four” di Liverpool, Let it be vide la luce nel maggio del 1970 quando, paradossalmente, l’era Beatles stava per finire. I Beatles finirono come il decennio che avevano appena lasciato. L’amicizia, la collaborazione e legame che avevano stabilito lasciarono il posto a disaccordi e animosità fra i quattro. Dopo la morte dello storico manager Brian Epstein, la Apple Corps, la società fondata dalla band appena l’anno prima, iniziò a navigare in cattive acque e il quartetto non riuscì più a interagire positivamente.
Quasi come cercassero un rifugio, crearono la canzone che più di tutte racconta di come, quando si cerca se stessi, nei momenti più bui, alle volte è sufficiente lasciare che gli eventi facciano il loro corso.
Let it be diventa la risposta a tutte le preghiere, l’opportunità che nasce dove il destino fluisce. E’ il saper danzare sotto la tempesta, quando l’accettazione diventa consapevolezza del sé superiore; quello stesso a cui, nei momenti di difficoltà, si chiede aiuto.
L’ottava nota
A cura di Roberto Padovan
“Let it be” è uno dei brani più belli dei Beatles. E’ stato inserito nell’omonimo album; musicalmente parlando, ha il sapore del gospel. Infatti, se pensiamo agli accordi di pianoforte, possiamo percepire qualcosa che appartiene a quel mondo tipico dei canti gospel. Basti pensare al contributo del pianista Billy Preston, che veniva proprio da quel mondo. I Beatles ne hanno assorbito la modalità. Il messaggio dietro la canzone si può trovare nel titolo stesso, l’invito a lasciarsi scivolare addosso ogni negatività e accettare ciò che di positivo ne arriva.
E’ uno dei messaggi più incisivi di positività e di pace che ci hanno lasciato Lennon e McCartney.